Abstract
Stranger Town: Quarantine è il secondo episodio della trilogia blockbuster larp ambientata nell’America degli anni Ottanta e ispirata al cinema di avventura di Steven Spielberg e ai romanzi di Stephen King. E naturalmente a Stranger Things dei fratelli Duffer. Messo in scena durante la pandemia dovuta al COVID-19, il titolo Quarantine era già stato scelto in tempi non sospetti.
È il novembre del 1984 ed è passato un anno dai fatti del primo episodio. La cittadina di Hamlin, nel Maine, vive da allora in una rigida quarantena e non riceve dalle autorità informazioni su quanto stia accadendo. Questo precario equilibrio viene sconvolto da una nuova serie di inspiegabili eventi. Ricerche che superano i limiti dell’etica, gravidanze impreviste e feti dall’aspetto alieno, misteriosi esperimenti sui cittadini, spie russe alla ricerca di qualcosa che riescono a preparare il terreno per un’incursione di Specnaz. Nella foresta intanto gli antropologi della UMaine, impegnati negli scavi nel vecchio cimitero dei locali Nativi Americani, uniscono le forze con i discendenti della nazione Wabanaki e mediante il legame speciale che il giovane Timmy Logan ha stabilito con il “popolo del cielo” alla Terra giunge un monito inquietante: “Loro stanno arrivando”.
Organizzato durante un periodo di restrizioni sanitarie, l’evento è stato costruito per garantire la massima sicurezza ai partecipanti, rendendo diegetici e trasparenti i protocolli di prevenzione e sicurezza e integrandoli allo scenario. Stile e tecniche utilizzate sono state 360° illusion, personaggi pregenerati, workshop pre-larp, play to lose, safewords, characters’ duties, fate play, honor system, dominio della scena, La paura è contagiosa, Come al cinema, Memento mori. Elementi rilevanti in termini di production value sono stati l’ampia area in esclusiva atta a ricreare una cittadina della provincia americana degli anni Ottanta, il parto cesareo messo in scena con l’ausilio di special FX, un sistema informatico vintage (H.I.M.) funzionante, lo scavo archeologico nel cimitero Wabanaki, il dj set dei Pheromone Syndicate, la membrana dimensionale e l’apparato di trasmissione con il “popolo del cielo” che consisteva in un’antenna collegata ad un caschetto coperto di elettrodi indossato dal giovane Timmy, che a sua volta era connesso ad una tastiera musicale e a un tabellone luminoso sul quale erano riportati i fonemi di un misterioso linguaggio, ciascuno corrispondente a una sequenza di note.