La Leggenda di Parsifal

Nel settembre 2015 a Roma la Chaos League ha organizzato un larp completamente pervasivo esplorando i limiti tra gioco e realtà utilizzando ambienti e persone reali ricontestualizzandoli. Un larp che ha “cannibalizzato” la realtà mettendo i giocatori per alcuni giorni nei panni di persone emarginate e sole alla ricerca di un proprio luogo fisico e psichico, una ricerca interiore e esteriore. Un larp che ha avuto come obiettivo quello di esplorare i concetti di marginalità e di moralità. Ambientato ai nostri giorni e ispirato alle opere di T. Gilliam (The Fisher King, 1991), J. Jarmush (Ghost Dog, 1999) e A. Moore (V for Vendetta, 1982), ne La leggenda di Parsifal i giocatori interpretavano persone emarginate e abbandonate nella spietata e caotica metropoli. Essi erano impegnati nella rifondazione della mitica Camelot sull’inflessibile codice morale dei cavalieri medievali, cercando di sopravvivere in totale povertà negli spazi dismessi e abbandonati, di costruire una città di diseredati assediata dalla normalità nel cuore della metropoli. Ad unirli la convinzione profonda di essere stati scelti per un destino più grande, di essere gli unici a cogliere “i segni” che sono nel mondo e che l’umanità non riesce a vedere. Segni di una desolante umanità votata al superfluo e all’inessenziale, che ha smarrito la propria identità sincera.

Un larp impegnativo, immersivo e intimo della durata di 4 giorni consecutivi che si è svolto dentro la città di Roma, tra le persone inconsapevoli, tra le vie della città tentacolare così come nei suoi luoghi dismessi. Alla ricerca dell’umanità perduta. L’evento ha ricevuto anche l’endorsment di Terry Gilliam. Lo sceneggiatore Mariano Di Nardo ha realizzato un audiodocumentario sull’evento andato in onda su RadioRai3 in 4 puntate e ascoltato da oltre 500.000 persone. 
La Leggenda di Parsifal è stato anche documentato tramite le immagini di un fotografo d’eccezione: Andrea Buccella. L’evento ha suscitato inoltre un interessante dibattito nella scena larp italiana sui limiti fisici e espressivi della forma ludica. Cosa succede quando il contesto “protetto” viene scardinato? Quando si fa tracimare il mondo della finzione in un contesto reale in cui le persone sono ignare di quello che sta succedendo? Come viene percepito dal mondo esterno con cui entra a contatto?