Abstract
Ultimo Covo ha avuto l’intento di indagare alcuni eventi della storia del Paese trattati di rado, ancorando la narrazione a fatti storici e a un contesto sociale verosimile. Il larp si è ispirato al reale rapimento del generale NATO James Lee Dozier, catturato da un comando delle Brigate Rosse il 17 dicembre 1981 a Verona e liberato il 28 gennaio 1982 a Padova.
L’impostazione delle dinamiche era basata principalmente sui gruppi di gioco, un po’ per necessità di scrittura e un po’ per riflettere il senso di appartenenza a ideologie e classi sociali particolarmente sentito in quegli anni. I gruppi comprendevano comuni cittadini, operai, studenti universitari, carabinieri, polizia, servizi segreti e membri delle istituzioni. I personaggi erano ulteriormente caratterizzati a seconda dell’estrazione sociale e dell’orientamento politico, ottenendo in questo modo dinamiche di gruppo sia esterne che interne. Oltre alle indagini sul rapimento, il larp ha introdotto tematiche degli anni Settanta e inizio Ottanta tipiche delle cronache di quel periodo: rivendicazioni sindacali, lotte studentesche, traffico di droga e armi, attività dei servizi segreti, malavita e pressioni internazionali. Nell’immaginario villaggio di Pindemonte, scenario delle vicende messe in scena, sono state riproposte in piccolo dinamiche e scontri che interessavano l’intera nazione, creando un microcosmo che ne riflettesse la struttura e il tessuto sociale.
Nonostante un’adesione al di sotto delle stime iniziali, Ultimo Covo è stato un evento intenso che è riuscito nell’intento di presentare le divisioni e i drammi degli anni di piombo nella loro complessità, riconducendo a una dimensione personale eventi di scala globale. Purtroppo, questo non è stato recepito dai mass media, anche di livello nazionale, che successivamente all’evento hanno criticato l’iniziativa travisandone gli obiettivi. Quella che era stata a tutti gli effetti un’occasione di approfondimento storico e di riflessione sul passato è stata liquidata nella migliore dei casi come una ragazzata di cattivo gusto, nei peggiori come un’apologia del terrorismo e una speculazione sulle sue vittime. Sono stati pochi i giornalisti che si sono preoccupati di contattare gli organizzatori per chiedere qualche delucidazione.