Abstract
A causa di un evento senza spiegazione, tutti gli uomini della Terra muoiono nel giro di un minuto, il 12 Maggio 1986. Oltre alla catastrofe sociale, la “femminità” è costretta a sopravvivere tramite immensi sacrifici e drastiche soluzioni. La ferita di quel giorno ha lasciato una cicatrice profonda, stravolgendo il concetto di società e identità di genere. Il crollo demografico sta rallentando, ma per cause non note, nasce solo 1 maschio ogni 10.000 femmine. Anno 2016. Sono passati trent’anni, la società ha ritrovato nuovi equilibri sociali e affettivi, grazie a rigide procedure di selezione e ripopolamento, la femminità ha creato una nuova generazione di donne “post 86” nate grazie alla inseminazione artificiale. L’evento si svolge durante una procedura di selezione ordinaria fra le possibili candidate alla maternità, tenuta da una commissione tecnica, con la contestuale presenza di consulenti e parti sociali. Saranno anche smistati alcuni maschi Y. In questo luogo, per una serie di circostanze, sarà scritta una nuova pagina della femminità. “The Scar” è stato un GRV sull'identità di genere, sulla maternità e sulla sessualità, ed è in questa distopia che sono emersi gli interrogativi più interessanti: Fino a che punto è determinante l’identità di genere? Come può influenzare la società e l’ambiente? I pregiudizi legati al sesso biologico e alle coppie omogenitoriali (inevitabili in una società di sole donne) e al transessualismo FTM (da femmina a maschio) sparirebbero o rimarrebbero? Dov’è il confine tra il “diritto” di essere una madre e il “dovere” di esserlo, in una società nella quale la gravidanza è un obbligo e un aborto è un reato penale? Fino a che punto si può spersonalizzare un genere (il “maschio Y”) ghettizzandolo fino alla completa perdita di ogni diritto? “The Scar” ha prodotto una profonda riflessione sull’identità di genere (troppo spesso vittima di disinformazione e assolutismi), soprattutto tramite l’apporto dato dai giocatori. Lo sfruttamento della persona, l’amore come valore unitario, rassegnazione, idealismo, impotenza, desiderio di sopravvivere e di costituire una famiglia ... tutti sentimenti e ambizioni umane che al forzato annullamento di una identità, di genere “sesso correlata”, sono emersi nella loro accezione più pura, slegandosi dagli stereotipi sessuali. “The Scar” non è stato quindi un inno al femminismo o una lotta per la libertà dell’uomo, ma è stato uno strumento di istruzione sulla identità di genere.